lunedì 28 maggio 2012

Breve... disegnare dal vero a Napoli

Ecco solo qualche immagine...
girare per Napoli con persone che vengono da Napoli e altre città d'Italia, ma anche dalla Spagna, dall'Inghilterra, dalla Germania, da Singapore... e che hanno età da meno di 20 a più di 60. Stare bene. Perché disegnamo. In realtà perché guardiamo (ne parlerò meglio, per ora solo qualche immagine):
Foto di carlo Porrini

Foto di francesco rinaldi

Foto di Francesco Rinaldi

E poi un po' di foto mie e disegni e gente...





e poi ecco caffè a colazione




giovedì 24 maggio 2012

Come sarà? (disegno dal vero - 3)

Oggi si comincia, nel poemeriggio, a aNapoli l'incontro -Workshop sul ritrarre una città. Le architetture e la storia, le rovine e la cultura, le persone e la vita. Tutto crea una città.
Io disegno dal vero perlopiù viaggiando. Ma non capita spesso di farlo nel momento stesso.
Ci sono momenti diversi.

Le pause.
State al caffè sedutri coi piedi gonfi dal camminare, o vi trovate dei gradini all'ombra nell'ora della pennica, o un parco, un molo, una piazza in cui avete voglia di fermarvi e guardare che accade (o berci un aperitivo). Siete al mare in una lunga giornata di spiaggia, tra un bagno e l'altro... Allora, per noia e per divertimento, per non dimenticare e per svolgere i pensieri diversi COPIATE.
Le interazioni
Come sopra, un po' meno al caffè, arrivano i bambini, la vecchia, i giocatori di carte, il barista. Interagiscono con voi che disegnate. Magari si fanno ritrarre, commentano. Con gli adulti in genere non dura molto. Dice Simonetta Capecchi che a Napoli succederà.
Come sopra, un po' meno al caffè, arrivano i bambini, la vecchia, i giocatori di carte, il barista. Interagiscono con voi che disegnate. Magari si fanno ritrarre, commentano. Con gli adulti in genere non dura molto. Dice Simonetta Capecchi che a Napoli succederà.
Le folgorazioni
Camminate, viaggiate, siete perlopiù turisti, e vedete una cosa bellissima. E c'è modo di fermarsi. E vi fermate e disegnate. Raro momento prezioso.
A volte accade anche a casa, o sotto casa. Una luce, un cielo, un telone che sbatte al vento...



Un po' per compito
Vi siete ripromessi di disegnare in giro, in viaggio. Allora appena qualcosa vi appare disegnabile vi fermate, a volte rapidi, a volte trovate la scusa del caffè, oppure aspettate gli altri che comprano souvenir... ma siete sempre più lunghi di loro. E poi vi attenderanno con più o meno pazienti soffi.

A memoria
Sì, l'avete vista quella scena, quel momento, quel tipo. Avete preso appunti, o foto al cellulare... poi ricostruite a memoria. Che molte cose non c'è il tempo e il modo di ritrarle dal vero. Se sono da foto è un lavoro mentale di pulizia, se a memoria è rievocare la sensazione più del dettaglio. Anche questo è dal vero, ma meno di analisi.
Qualche volta la scena non è un flash... è una vera storia.
 Allora dobbiamo chiudercela dentro bene per poi raccontarla, magari in una sola immagine, questa era proprio a Napoli:

Poi ci sono altri disegni, quelli che rappresentano solo il sentire dentro... è un'altra storia.

Se guardate qua potete sapere (forse, ché la pioggia ci terrà sotto a teloni, gallerie, archi...) dove trovarci in giro, quartieri spagnoli e quant'altro.

lunedì 21 maggio 2012

Disegnare dal vero - 2^ puntata

Dalle ultime classi elementari, passiamo alla seconda o forse terza media, direi l'inizio della terza...
Dopo quella bottiglia in prima media e poco altro, il disegno dal vero (e non dal vetro) era scomparso. Imparammo un po' di prospettiva (ma quasi nulla) a disegnare con la musica ecc ecc... bene. Io disegnavo sempre per diletto, mio e delle mie compagne di classe, tante figurine.
Fino all'anno prima, abbandonata la Barbie, ci si divertiva a inventare storie con certe bambole di carta assai modaiole, con lunghi capelli anni 60, maxi, mini, stivali, ponchos, tutto quello che faceva moda ultimissima. Le disegnava, con tutti gli abiti intercambiabili, mia sorella. Poi ne facevo alcune io, in aggiunta.
M., compagna di classe ambiziosetta, che conoscevo già dai tempi delle elementari, era snella e sosteneva d'aver occhi verdi e gialli che cambiavano col cielo... forse sì, io li trovavo un poco gonfi, ma poi i maschi ci sbavarono dietro, dunque mi sbagliavo.
A volte giocava che ci facessimo il ritratto, a me quello che lei mi faceva non piaceva.
Non mi piaceva nemmeno, da più piccola, quelli che provava a farmi mio papà, che aveva mano per il disegno, ma non era pittore e i bimbi son difficili.

Insomma con M. si giocava a disegnare, a volte, e una volta mi chiese di farle il ritratto. Della faccia, ma anche poi della figura.
Si mise in posa, paziente, e io disegnai attenta.
Considerato che non copiavo mai dal vero, che avevo 12 anni e che disegnavo bene le figure (per la mia età), ma stilizzate e fantastiche, il risultato fu molto buono.

Poi M. disse di ritrarle solo le gambe e in posizione diritta, che voleva sapere come fossero e si sollevò un poco la gonna perché avessi agio di copiarle.
Voglio ricordare che le foto esistevano ;) e che certo le sue gambe, tra specchi e foto le poteva rimirare in chiave molto più "reale"...
Disegnai.

Le guardò e mi chiese: ma sono proprio così belle? Proprio così?
Allora dissi: aspetta!
E le copiai più fedelmente.
Ma ero incazzata. Sottilmente incazzata.
Accentuai ossa e vuoti, ma non troppo, fui fedele (non sapevo non esserlo).
In realtà fui più realistica e "brava".


Alla fine fu comunque contenta, credo.

Ma  a parte l'esibizionismo (che altro poteva essere, questo farsi disegnare, guardare e disegnare, da me?) di M. io allora disegnai dal vero e bene, o almeno meglio di quanto avessi mai fatto.
Mossa da incazzatura, da spregio, da "odio".
L'incazzarsi (come provare qualsiasi "sentimento") fa bene al disegno, la sfida crea sangue caldo, il sangue caldo genera il disegno che ha un senso.
Per finire cito Shakespeare:
«Non mangia che colombe l'amore, e ciò genera sangue caldo, e il sangue caldo genera caldi pensieri e i caldi pensieri generano calde azioni, e le calde azioni sono l'amore».
Il disegno è sempre sangue caldo, che sia tratto dal vero o no, ma le cose reali sono come colombe di cui si nutre il disegno, e il caldo disegno genera caldi pensieri...

Per questo mi sembra una bella cosa tutta questa gente nel mondo che ricomincia ad usare la matita, i pennarelli, gli acquerelli, quando viaggia, come i viaggiatori del 700 e 800. Non importa il risultato sia esatto, è il calore del sangue.
Abituati oggi a foto sempre più numerose (tanto non costa e si buttano), più veloci, tecnicamente corrette, ma meno studiate, come ricordi del viaggiatore, foto di qualità sempre più bassa (tanto son da vedere al computer, tanto è solo per ricordare ecc ecc) per cui basta anche un cellulare (bella cosa, eh, intendiamoci), oggi il recupero della lentezza, il fermarsi a guardare (invece che ingoiare attraverso un obiettivo quello che nemmeno abbiamo visto a occhio nudo), a ritrarre su carta, a scegliere l'immagine tra quelle che vediamo, mi pare importante.
La scoperta della lentezza (e il recupero del tempo) è fondamentale nella vita. Rimando anche a questo libro, se lo trovate ancora...
Ma tornando al disegnare, disegnare la vita e le cose attorno...
C'è chi verrà a farlo assieme a Napoli (da giovedì sera a domenica), con Simonetta Capecchi, Caroline Peyron e me, qui le info per sapere e per iscriversi...
Di come feci fatica poi a disegnare gli spazi, e di come sempre mi incuriosirono le persone, magari ne parliamo più avanti. Soprattutto se qualche disegnatore en plein air mi dice (e mostra) la sua.

venerdì 11 maggio 2012

DISEGNARE DAL VERO (e un caffè)

Volevo continuare con i ricordi... il mio primo disegno dal vero fatto volontariamente... è ancora ottimo! Cioè non sono migliorata molto dai 12 anni... ma devo prendere un treno e non ho tempo di raccontarvelo...
così, ecco il mio disegno di ieri per caffè a colazione.
Quando disegniamo le persone normali, in mezzo scopriamo personaggi, possibili eroi, deliri e fantasie. Nella realtà.

martedì 8 maggio 2012

Caffè e cuochi

vedo che aggiorna un po' male nel colonnino....
leggetevi questo grande ritorno del mio io culinario: http://cookandcomicbook.blogspot.it/2012/05/volte-ritornano.html

e poi orripilatevi per il visitatore nel cortile dello studio... (anche questo è disegno dal vero, cazzo, ho avvelenato la prima pantegana dal muso carino e dal pelo morbido.. ma enorme!)

domenica 6 maggio 2012

DISEGNARE DAL VERO – 1^ puntata


Mi ricordo, ero in quinta elementare.
(chissà se questa storia l'ho già scritta altrove, e sono rincoglionita). Per la prima volta (e unica) ci dissero:
domani disegnate dal vero. Perciò portatevi da casa una cosa che vi piace disegnare.
qui però ne ho 8 di anni...

Rientrai e raccontai a casa il compito: Devo far un disegno de copia dal vero! (a casa si parlava dialetto e nulla privò del mio linguaggio, se non, per vari anni, una lotta con le doppie).
La signora delle pulizie, che era anche una vicina di casa, con una figlia più o meno della mia età, con cui giocavo ogni tanto in corte, mi disse: Lauretta, gò mi na roba belissima, te la porto dopo, ti vedarà!
Scusate se lo scrivo male il mio pseudo-veneziano, ma i dialetti scritti sono un casino.
Venne la sera, portando un uccello di vetro, con una lunga coda, aveva dei colori gialli e rossi, dentro la superficie trasparente. Potrei disegnarvelo qua ora, da tanto lo ricordo!
Una cosa non troppo bella, ma soprattutto difficilissima da copiare: il vetro trasparente, le forme sfuggenti…
Solo nel pomeriggio del giorno dopo, tornando dopo l’impervio lavoro di copia del vero… e sì! Capii, parlando con mia mamma, perché mi aveva dato la statua difficile: “vero” è "vetro" in veneziano…

Copiare dal vero è una cosa strana e difficile, che non ho mai imparato del tutto, perché imparata troppo tardi.
Eppure la copia dal vero è fondamentale. E il vetro c’entra anche un po’, ma non come oggetto della copia, come attraversamento.

In prima media il professore di disegno ci fece copiare dal vero! (anche questa volta si trattava di vetro – ehehe – ma era una classica bottiglia).
Per spiegarci meglio che fosse la visione e la proiezione sul piano visivo, staccò una parte di finestra, telaio e vetro, e ci fece vedere che con un occhio chiuso, sul vetro, cole gesso, a ricalco si poteva disegnare la bottiglia.
C’è del vero, dunque, che nella copia dal vero anche il vetro conta…
Poi io disegnai la bottiglia come la sapevo, e lì il prof. Penzo mi fece capire la differenza fra preconcetto e visione: ero posizionata più in basso del punto d’appoggio, avevo disegnato l’idea di bottiglia!

E tutto questo, come mia prima puntata autobiografica, mi è cominciato a tornare in mente perché la copia dal vero, che oggi è tornata nelle strade, nei viaggi, sulle moleskine da infilare in tasca assieme al pennarello o agli acquerelli, la copia dal vero per una volta la insegno (fuori dai corsi di fumetto che tengo dal vero o online). 
Mi ci dedico tutti i giorni o quasi, con caffè a colazione, che non sempre è dal vero, a volte è ricordo, o fantasia.
Disegno di realtà, più ancora che dal vero. Non solo studio e documentazione, ma ricordo e pensiero sulle cose che vediamo.
disegnare caffè a colazione nelle osterie di Madrid è assai piacevole

È un’idea di Simo Capecchi (QUI scoprite tutto nel dettaglio). 

Lei “architetta” queste belle cose da fare in giro per il mondo con i suoi urban sketchers, e questa volta nella sua Napoli.
Simo conduce a guardare le strade, le case, gli elementi architettonici legati alla vita pulsante, a figure che passano, a anche a tetti, nuvole e vesuvi. Caroline Peyron fa esplorare il Museo Archeologico, meraviglia dei frammenti di statue come carne, di capitelli e vasi come storia. Io starò dove la gente è tanta. Un rubare dal vero (e senza vetri in mezzo), un fantasticare su quello che si vede. Mettersi in gioco. Guardare è solo il primo passo, meglio togliersi gli occhiali (sono di vetro).

P.S. il workshop è internazionale, siore e siori qui si parlano tutte le lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo… e anche napoletano e veneziano!