domenica 6 maggio 2012

DISEGNARE DAL VERO – 1^ puntata


Mi ricordo, ero in quinta elementare.
(chissà se questa storia l'ho già scritta altrove, e sono rincoglionita). Per la prima volta (e unica) ci dissero:
domani disegnate dal vero. Perciò portatevi da casa una cosa che vi piace disegnare.
qui però ne ho 8 di anni...

Rientrai e raccontai a casa il compito: Devo far un disegno de copia dal vero! (a casa si parlava dialetto e nulla privò del mio linguaggio, se non, per vari anni, una lotta con le doppie).
La signora delle pulizie, che era anche una vicina di casa, con una figlia più o meno della mia età, con cui giocavo ogni tanto in corte, mi disse: Lauretta, gò mi na roba belissima, te la porto dopo, ti vedarà!
Scusate se lo scrivo male il mio pseudo-veneziano, ma i dialetti scritti sono un casino.
Venne la sera, portando un uccello di vetro, con una lunga coda, aveva dei colori gialli e rossi, dentro la superficie trasparente. Potrei disegnarvelo qua ora, da tanto lo ricordo!
Una cosa non troppo bella, ma soprattutto difficilissima da copiare: il vetro trasparente, le forme sfuggenti…
Solo nel pomeriggio del giorno dopo, tornando dopo l’impervio lavoro di copia del vero… e sì! Capii, parlando con mia mamma, perché mi aveva dato la statua difficile: “vero” è "vetro" in veneziano…

Copiare dal vero è una cosa strana e difficile, che non ho mai imparato del tutto, perché imparata troppo tardi.
Eppure la copia dal vero è fondamentale. E il vetro c’entra anche un po’, ma non come oggetto della copia, come attraversamento.

In prima media il professore di disegno ci fece copiare dal vero! (anche questa volta si trattava di vetro – ehehe – ma era una classica bottiglia).
Per spiegarci meglio che fosse la visione e la proiezione sul piano visivo, staccò una parte di finestra, telaio e vetro, e ci fece vedere che con un occhio chiuso, sul vetro, cole gesso, a ricalco si poteva disegnare la bottiglia.
C’è del vero, dunque, che nella copia dal vero anche il vetro conta…
Poi io disegnai la bottiglia come la sapevo, e lì il prof. Penzo mi fece capire la differenza fra preconcetto e visione: ero posizionata più in basso del punto d’appoggio, avevo disegnato l’idea di bottiglia!

E tutto questo, come mia prima puntata autobiografica, mi è cominciato a tornare in mente perché la copia dal vero, che oggi è tornata nelle strade, nei viaggi, sulle moleskine da infilare in tasca assieme al pennarello o agli acquerelli, la copia dal vero per una volta la insegno (fuori dai corsi di fumetto che tengo dal vero o online). 
Mi ci dedico tutti i giorni o quasi, con caffè a colazione, che non sempre è dal vero, a volte è ricordo, o fantasia.
Disegno di realtà, più ancora che dal vero. Non solo studio e documentazione, ma ricordo e pensiero sulle cose che vediamo.
disegnare caffè a colazione nelle osterie di Madrid è assai piacevole

È un’idea di Simo Capecchi (QUI scoprite tutto nel dettaglio). 

Lei “architetta” queste belle cose da fare in giro per il mondo con i suoi urban sketchers, e questa volta nella sua Napoli.
Simo conduce a guardare le strade, le case, gli elementi architettonici legati alla vita pulsante, a figure che passano, a anche a tetti, nuvole e vesuvi. Caroline Peyron fa esplorare il Museo Archeologico, meraviglia dei frammenti di statue come carne, di capitelli e vasi come storia. Io starò dove la gente è tanta. Un rubare dal vero (e senza vetri in mezzo), un fantasticare su quello che si vede. Mettersi in gioco. Guardare è solo il primo passo, meglio togliersi gli occhiali (sono di vetro).

P.S. il workshop è internazionale, siore e siori qui si parlano tutte le lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo… e anche napoletano e veneziano!

3 commenti:

  1. Una delle cose che mi ha più affascinato da sempre è osservare un disegnatore che crea dal vivo.
    In particolare per me rimane una sorta di magia alchemica, come faccia un autore che sta usando una tavolozza (esattamente come stai facendo tu nella foto che ti ritrae in questo post) a mantenere la calma e trovare il colore giusto nel caos di pennellate, impasti e prove in cui deve muovere quel meraviglioso timone della fantasia, chiamato volgarmente pennello.

    RispondiElimina
  2. dico solo che a 8 anni avrai fatto sicuramente strage di cuori in tutta la scuola!!
    e poi che mi dispace non poter partecipare al workshop:(

    RispondiElimina
  3. @Marco, una volta in treno ho disegnato rapidamente un ragazzo seduto di fronte a me... il mio vicino (il ragazzo era intento e non siaccorgeva di nulla) disse: Che meraviglia vedere nascere un disegno! Ti dicrò, con maggior sofferenza e dubbi, anche i nostri disegni ci riempiono di meraviglia. Una parte del cervello guida, l'altra si stupisce di quelle simpatica variazioni della materia, che il pennello o altro materiale, fanno, inserendosi in modo vivo.
    @Dormomale, a 7 ero meglio, era l'età mia più figa: 7 e 27... in mezzo e poi la debacle! ;)

    RispondiElimina