giovedì 26 aprile 2012

Ci sarò

La prima volta che andai a Napoli per i fumetti, era 25 anni fa. Allora non c'era il Comicon, AlinoAlinaClaudioAlessandroAntonio manco erano nati... be' scherzo, ma erano piccini 25 anni fa, mica come me...
Allora ero un 'opsite di straforo... ma c'erano Loustal, Micheluzzi, Giardino, Manara, il piccolo Bacilieri e Andrea Pazienza. Andrea dipinse in una performance rimasta storica, sul muro di un padiglione della Fiera d'Oltremare, dove si svolgeva la mostra mercato  (più mostra che mercato).

Sono passati 25 anni e da tanti (son 10 , vero?) È il Comicon che ha portato il fumetto a Napoli, con meno fondi di quelli di allora, a occhio e croce, ma molta passione etanta consocenza del fumetto.
Dopo tanti anni di castello, la grande massa di pubblico (e di allegri e scellerati cosplay, lasciatemelo dire), ha fatto sì che si sia reso necessario scendere al mare.
Il castello dirondello di mancherà.

Mancherà la salita dal mercato, e la scalinatella fatta con Ivan Brun, fino a Sant Elmo, e il pesaggio vastissimo dall'alto. Ma il Castello era anche, in questi anni in cui non si poteva più salire alla piazza d'armi che mi ricordava i telefilm di Zorro, umido e gelido e pieno di spifferi, mentre fuori il sole scaldava i belli e quelli che se ne fragavano dei fumetti.
Perciò io sono certa che la nuova svolta, a fronte mare, andrà bene, e poi abbiamo un buon auspicio.
Il murale di Andrea Pazienza è stato restaurato, e se lo tenevano segreto, ma i comicon hanno conquistato che si aprisse e si potrà visitare!
Non resta che trovare un nuovo artista che lasci il segno, e piano piano conquisteremo la Fiera d'Oltremare al fumetto... perché non chiederlo a  MP5?
vabbè, c'ho provato.

Comunque lo stand ComicOut c'è (e si vendono scontati anche i libri Coniglio/Struwwelpeter), ci trovate all'E10. Io sarò là quasi sempre, parlo, vendo, dedico, offro taralli... ma non fatemi cntare che sono stonata! :D

Sabato alle 16 un bell'incontro su ComicOut e sulla scuola di fumetto online!
E poi amici e incontri e l'arte del fumetto...

mercoledì 25 aprile 2012

la vipera se ne va...

Da circa un anno sia qui che su ComicOut, mi capita troppo spesso di parlare di morti.
Il che ha un unico significato: invecchio. Sono entrata in quell'età in cui si hanno amici coetanei e più vecchi tra i quali la signora con la falce colpisce, più spesso sotto forma di tumore.
Decido di parlarne qua, e non su ComicOut dove ne parla l'editore e amico Francesco Coniglio. Il mio poi è ricordo più personale che professionale, forse.

Tempo fa evitavo di parlare degli autori che morivano, oggi mi pare inevitabile, invecchio.

Oggi ho appena saputo della morte avvenuta il 23 aprile, due giorni fa, di un amico spagnolo: José Maria Berenguer. Magro e sorridente, sempre con la sigaretta tra le dita. Aveva gli occhi più ridenti che ricordi ed era persona simpatica e intelligente. Ma se fosse per questo non lo ricorderei qui, e so che molti di voi staranno digitando freneticamente il suo nome per capire di chi parlo. 

José Maria fu il fondatore de «El Vìbora», una delle ultime riviste di fumetto che hanno lottato per vivere, e una delle più longeve. Fondata nel '79 io me la ricordo, la sfogliavo con mani curiose nell'80 alla libreria di Gianni Berti, Le Nuvole Parlanti, a Milano, in via Canonica. Libreria meravigliosa, che ci apriva la conoscenza del fumetto francese, spagnolo, americano d'autore. 


"Vipera" mordace, guizzante, velenosa e rivoluzionaria, un pre-Frigidaire (ora Scòzzari si incazzerà, ma lì trovavano spazio storie avventurose e demenziali, libere anche nel sesso oltre che nelle idee). 



«El Vibora» lanciò autori spagnoli importanti, ma guardava anche agli altri Paesi. C'era voluta la morte di Franco e la fine della sua dittatura, perché gli spagnoli potessero pubblicare cose come questa, ma proprio per quegli anni di censura e silenzio, lo fecero con più energia e impegno. Berenguer faceva parte di quella generazione: "Él sabía que, de su generación, él era un superviviente, un testigo, porque muchos de sus compañeros se quedaron en los años 70 y 90. Sabía que era un hombre afortunado, que pudo hacer la vida que le dio la gana y eso le permitió afrontar la muerte de una manera admirable, con tranquilidad y con satisfacción". (Hernán Migoya, collaboratore e amico)
Editore underground, alternativo, indipendente, negli anni 70 aveva vissuto negli Stati Uniti, conoscendo di persona la scena underground, e portandone in Spagna l'energia, la politica e la spudoratezza. Dopo «El Vìbora» pubblicò la rivista erotica e ridente «Kiss», che fu un grande successo editoriale. Meno di 10 anni fa le edicole spagnole la esponevano in bella vista anche con i suoi numeri arretrati (con mia grande meraviglia, in confronto alla scena italiana). Ma già José Maria parlava di crisi: l'età dei lettori di fumetti, mi diceva, si interrompeva dopo i 30, 35 al massimo... si sposavano, lavoravano, non avevano più tempo per leggere. Difficile seguire le sempre nuove generazioni.

Fu così che «El Vìbora» chiuse nel dicembre 2004. Proseguirono però le pubblicazioni della casa editrice La Cùpula. Del 2005 la rivista «Claro que sì còmics». Oggi, senza José Maria, il fumetto spagnolo ha perso la sua radice, la sua radice vivace e sempre alla ricerca del nuovo e dello straordinario. 

È ben visibile come termini, in questi anni, una generazione che ha fatto il fumetto degli anni 70, quello che aveva cambiato il modo e il pubblico. Generazione che in buona parte ha contribuito al fumetto di oggi, a questa benedetta graphic novel, al fumetto d'autore in libreria, alla possibilità di usare il fumetto in modi diversi.
Perciò, se prima non sapevate chi era José Maria Berenguer, ora non avete scuse... digitate il suo nome e quello delle sue riviste, ha fatto lui il fumetto di oggi.

Il primo in alto a sinistra, José Maria con la sua giovane redazione, alla fine dell'avventura de El Vibora


caffè del 24

vento e città vuota

domenica 22 aprile 2012

A NAPOLI! (1)

Napoli mi piace. Non lo dico per piaggeria, lo sanno i miei amici.
Un'altra cosa che mi piace è disegnare le cose che vedo. Non lo faccio poi spesso per strada, per motivi di tempo. Si corre, si corre... e resta solo il flash del ricordo, spesso, che cerco di riportare alla carta, come questa scena, proprio a Napoli quasi due anni fa (mamma mia come passa il tempo!).
Erano i giorni del Comicon, e il Comicon torna presto, prestissimo, il prossimo weekend. Sarò là da sabato mattina (anzi, da venerdì, con pure una lezione all'Accademia e alla scuola del fumetto). Sarò allo STAND E10, e insomma ci saranno un po' di novità con ComicOut e Scuola di Fumetto e Valentina Mela Verde... e sabato pomeriggio pure un incontro-lezione... ma ve ne parlerò.

Quello che adesso volevo dire è che a Napoli ci torno a fine maggio :) (riuscissi anche a fare un salto a Procida potrei rigustarmi la deliziosa insalata di limoni procidani di cui avevo parlato qua).
Ecco, per dire, a Procida, visto che ero in viaggio, un po' di tempo per disegnare dal vero l'avevo trovato...

Per me disegnare dal vero è – speso – raccontare  storie in un'immagine. Non sono fumetti, lo so, ma poi questo mio "fare diario" di quello che mi circonda (e del mio sentire) è diventato anche sequenza, sia nel tlog caffè a colazione sia nell'omonimo libro, ma è proprio che se mi dici disegnami qualcosa non so che cosa disegnarti, invece se guardo o penso al mondo attorno di cose e storie ce ne sono.

Ecco.

A Napoli a fine mese di fa un bello workshop su questo, sul disegnare per strada e in giro. Due sono grandi maestre in questo senso, Simo Capecchi, architetta napoletana e importante urban sketcher, che insegnerà a guardare e disegnare le architetture. Caroline Pyron artista del frammento, che farà vedere con occhio diverso e reinterpretare l'arte e io, che più che altro vorrei dare "orecchio" ai disegnatori. La vita è piena di fatti, magici, ridicoli, drammatici, reali... tutti fanno parte di storie più grandi. Un disegno può essere un tassello per sentirne il gusto, il profumo, senza sapere magari come andrà a finire... o magari immaginandolo.
Le strade di Napoli, i mercati, i caffè, sono crocevia di racconti da ricreare su carta.
Tutte le info per il corso sono QUI e QUI, spero che tra il 24 e il 27 maggio ci saranno seduti assieme a me, molti disegnatori curiosi, pronti a creare una nuova rete di racconti (si parla english, français, español e italiano! e si disegna in tutte le lingue).

venerdì 20 aprile 2012

martedì 17 aprile 2012

avrei tante cose...

...di cui parlare, sui fumetti. Ma niente tempo. 
Così metto un'immagine rubata da un muro di osteria Bolognese, non da me rubata, io rubo ai ladri... di questi tempi rubare si usa molto e questo furtino di immagine almeno rende tutti più ricchi.

Quando c'era Bonvi e quando pirleggiava con Castelli (il quale è sempre pirla, baserà leggere l'intervista su Scuola di Fumetto che esce tra 10 giorni, in occasione del compleanno di Martin Mystère). 
Bonvi invece lo conobbi in un solo modo, di sfuggita, alla mia prima Lucca, prima di fare fumetti.
La sua faccia mi era nota dal Corriere dei Ragazzi, caricature e forse qualche foto, chissà.
Ero andata per la prima volta, e c'erano le premiazioni al Teatro del Giglio, ma erano a inviti e io stavo fuori un po' scema, aspettavo magari di vedere Pratt, che conoscevo bene... e vidi arrivare Bonvi con una bella stangona per ogni braccio (e ne aveva solo due, sennò le bellezze sarebbero state di più).
Lo bloccai, mentre entrava a grandi passi, dissi: "non ho l'ingresso e vorrei entra..." non finii nemmeno la frase, disse "vieni", poi entrò con ele due alte e grandi fighe e la botola, uralando ai portieri: "sono tutti con me!" e lì entrai in Lucca davvero.

domenica 8 aprile 2012

cook

per pasqua, mi ricordo...

Aprile

«Aprile è il mese più crudele, genera | Lillà da terra morta, confondendo | Memoria e desiderio, risvegliando | Le radici sopite con la pioggia di primavera» (T.S. Eliot)

Lo è anche per l'editoria del fumetto in edicola, se si guarda indietro.

Perché i mesi invernali sono da molto i più sfavorevoli alla lettura dei giornaletti.
Chissà perché, poi... meno viaggi in treno? meno tempi morti? Capisco che ad agosto e fine luglio si venda di pi, alla spiaggia o in montagna che sia, ma perché sotto le feste di meno?
Vabbe', non voglio fermarmi troppo su questo.
Piuttosto sull'informazione delle vendite.
Difficilmente se ne hanno di ufficiali dagli editori. In ogni caso le cifre di vendita circolano, di solito approssimative. Ma si sanno.
Fors e l'ho già detto, ma io ho un ricordo preciso di Alfredo castelli tra la fine anni 70 e l'inizio degli 80, che dichiarava a un incontro: "inutile dannarsi, le riviste non superano mai le 20.000 copie di medio venduto”, parliamo di riviste d'autore. I giornaletti vendono molto di più, devono farlo.
Quando 6 mesi fa ho chiuso ANIMAls, vendeva sulle 2500 copie in edicola, più fumetteria, abbonati, vendite omnline e fiere... ma tutte cifre basse. Per pagarsi tutto avrebbe dovuto vendere il doppio, e ci sarebbe entrato al pelo.
Ora molte cose incidono sul costo/guadagno: costo di stampa che dipende da carta e tiratura, costo di borderò che varia a seconda di quanta redazione e quanto vengono pagati gli autori (più spese fisse di un editore). 
Più alta è la tiratura più si vede bene il prodotto e più costa, vederlo non vuol dire comprarlo, ma NON vederlo vuol dire di sicuro NON comprarlo.
Perciò si calano le tirature per non spendere troppo e il prodotto, se non ha un lancio adeguato, scompare alla vista e dal mercato.
Poi ci sarebbe da parlare della pubblictà. Se tirate tante copie avete pubblicità, sennò no. Ma le riviste di fumetti, storicamente, hanno poca pubblicità (e qua sarebbe interessante capire perché). Poi ci sono editori come Sergio Bonelli, che non l'ha mai voluta inserire.

Parlo di questo perché aprile è il più crudele dei mesi. 
E sono usciti un paio di post in due blog diversi, dove si è parlato di cali di vendite.

Uno (a fine marzo) è questo House of Mystery, dove si parla di Topolino, rifacendosi a dati pubblicati da Prima Comunicazione. Dati all'apparenza catastofici:

Tiratura di Topolino
414.939 (2004)
412.217 (2005)
363.101 (2006)
306.586 (2007)
286.123 (2008)
261.304 (2009)
253.420 (2010)
230.944 (2011)

Vendite di Topolino in edicola
219.974 (2004)
194.007 (2005)
163.787 (2006)
134.259 (2007)
130.016 (2008)
112.713 (2009)
102.530 (2010)
85.743 (2011)
che sicuramente dimostrano un effetivo calo e relativa crisi della testata, ma che letti da soli possono essere comunque interpretati in modo deforme.
Quanto costa produrlo oggi? E la pubblicità?
Ma soprattutto come vanno le altre testate assimilabili?

Insomma parliamo di Topolino, un vero colosso, ma lo isoliamo e ne deduciamo che su Topolino si perdono lettori (per incapcità di tenerli, si direbbe). E se fosse una china colettiva? Allora i dati andrebbero esaminati colelttivamente: W.I.T.C.H. e Winx, per esempio, come vanno?

Ed ecco, dopo il blog di Siviero, che il crudele aprile porta notizie sulla Bonelli e la flessione, diciamolo, è molto più lieve (e diverso anche il target), lo posta Stefanelli deformando un po' i dati, poiché sostiene essere medi (a parte le punte estive) i dati di dicembre e gennaio (che come dicevo stanno di solito come punte basse).

  • Tex:                      210.000 copie
  • Dylan Dog:          140.000
  • Nathan Never:      45.000
  • Julia:                      42.000
  • Zagor:                    38.000
  • Dampyr:                34.000
  • Lilith:                      34.000
  • Shanghai Devil:   27.000
  • Martin Mystère:  26.000
  • Brendon:               22.000
 e rimanda a questo:
L'erosione c'è, ma non troppo alta (un 10 0 20%) e per Zagor e Tex fa forza anche l'edizione di Repubblica, ma anche qui si dovrebbe analizzare meglio, cosa che questo post non si propone di fare, preferendo la brevità e la notizia e che tenta invece Bottero in Fumetto D'Autore, ma con dati ricevuti da una "talpa"... questo genera qualche scandalo e la richiesta di non divugare dati non ufficiali, che vengono prestamente tolti.

Gli addetti ai lavori, molto spesso questi dati li sanno, bazzicando nel mondo di editori e distributori, ma non li divulgano snenza permesso. E invece si dovrebbe fare, ma non per scandalizzare o per mettere sotto una lente un prodotto o un editore, quanto per analizzare il mercato. Analizzarlo insieme. Insomma a me piacerebbe capire quali sono le vendite minime che permettono di fare un bonelliano o un "bonellide", o una rivista (be', quello un po' lo so) o albi del formato USA.
E ragionare su come vivano prodotti come XL, che sono sostenuti da grandi slanci e da pubblicità.O su quanto certe tirature vengano limate, per non perdere nulla. Di quanto influenzi la presenza televisiva (il Male) e mi pare che influiscano poco i cartoni in TV (Lupo Alberto o Pimpa).
Capisco che dove il giornale sia in pericolo e serva però per altri introiti (volumi o gadget), o che sopravviva perché fatto "al risparmio" o sostenuto da grosse cifre pubblicitarie, le vere cifre di vendita possano essere non lesive di onore, ma dannose.  

Eppure dobbiamo parlarne: che cosa succede in edicola?
Non si tratta di guardare un viale del tramonto, ma di capire come si possa modificare la distribuzione e l'esposizione, mentre sempre più edicolanti vendono gadget e non conoscono il mercato (italiani o stranieri che siano) e sempre meno (come dice Recchioni) si va in edicola a fare spesa...

CHI VA IN EDICOLA E PERCHÈ?

venerdì 6 aprile 2012

caffè

Qui per sentirmi parlare del caffè (a colazione)
e qui e qui e qui di sogni e di sonni...

e a domani

domenica 1 aprile 2012

LA MUSICA DEL SEGNO

Oggi all'Auditorium di Roma (h. 18) incontro lezione con Edmond Baudoin.

Questo autore è comparso su ANIMAls ben due volte, sia con i suoi disegni liberi, i quadernetti che porta in tasca viaggiando, sia con le prime pagine del volume da poco uscito per Coconino: Viva la Vida, dove racconta la difficilissima e sanguinosa vita di Ciudad Juarez.
L'amore per la vita prevalgono sempre nelle sue storie, come in Piero (sepre per Coconino) o Quattro fiumi (testo di Fred Vargas, edito da Einaudi).
Il segno di Baudoin rcconta l'energia del mondo e dell'autore attraverso le pressioni e le vibrazioni del pennello sul foglio. Le sue lezioni non sono fatte solo di appassionate parole, ma anche di disegni fatti davanti al pubblico, direi recitati, danzati...
ecco alcune immagini della sua lezione fatta circa un anno fa a Bologna, per BilBOlbul e che abbiamo pubblicato su Scuola di Fumetto