mercoledì 25 aprile 2012

la vipera se ne va...

Da circa un anno sia qui che su ComicOut, mi capita troppo spesso di parlare di morti.
Il che ha un unico significato: invecchio. Sono entrata in quell'età in cui si hanno amici coetanei e più vecchi tra i quali la signora con la falce colpisce, più spesso sotto forma di tumore.
Decido di parlarne qua, e non su ComicOut dove ne parla l'editore e amico Francesco Coniglio. Il mio poi è ricordo più personale che professionale, forse.

Tempo fa evitavo di parlare degli autori che morivano, oggi mi pare inevitabile, invecchio.

Oggi ho appena saputo della morte avvenuta il 23 aprile, due giorni fa, di un amico spagnolo: José Maria Berenguer. Magro e sorridente, sempre con la sigaretta tra le dita. Aveva gli occhi più ridenti che ricordi ed era persona simpatica e intelligente. Ma se fosse per questo non lo ricorderei qui, e so che molti di voi staranno digitando freneticamente il suo nome per capire di chi parlo. 

José Maria fu il fondatore de «El Vìbora», una delle ultime riviste di fumetto che hanno lottato per vivere, e una delle più longeve. Fondata nel '79 io me la ricordo, la sfogliavo con mani curiose nell'80 alla libreria di Gianni Berti, Le Nuvole Parlanti, a Milano, in via Canonica. Libreria meravigliosa, che ci apriva la conoscenza del fumetto francese, spagnolo, americano d'autore. 


"Vipera" mordace, guizzante, velenosa e rivoluzionaria, un pre-Frigidaire (ora Scòzzari si incazzerà, ma lì trovavano spazio storie avventurose e demenziali, libere anche nel sesso oltre che nelle idee). 



«El Vibora» lanciò autori spagnoli importanti, ma guardava anche agli altri Paesi. C'era voluta la morte di Franco e la fine della sua dittatura, perché gli spagnoli potessero pubblicare cose come questa, ma proprio per quegli anni di censura e silenzio, lo fecero con più energia e impegno. Berenguer faceva parte di quella generazione: "Él sabía que, de su generación, él era un superviviente, un testigo, porque muchos de sus compañeros se quedaron en los años 70 y 90. Sabía que era un hombre afortunado, que pudo hacer la vida que le dio la gana y eso le permitió afrontar la muerte de una manera admirable, con tranquilidad y con satisfacción". (Hernán Migoya, collaboratore e amico)
Editore underground, alternativo, indipendente, negli anni 70 aveva vissuto negli Stati Uniti, conoscendo di persona la scena underground, e portandone in Spagna l'energia, la politica e la spudoratezza. Dopo «El Vìbora» pubblicò la rivista erotica e ridente «Kiss», che fu un grande successo editoriale. Meno di 10 anni fa le edicole spagnole la esponevano in bella vista anche con i suoi numeri arretrati (con mia grande meraviglia, in confronto alla scena italiana). Ma già José Maria parlava di crisi: l'età dei lettori di fumetti, mi diceva, si interrompeva dopo i 30, 35 al massimo... si sposavano, lavoravano, non avevano più tempo per leggere. Difficile seguire le sempre nuove generazioni.

Fu così che «El Vìbora» chiuse nel dicembre 2004. Proseguirono però le pubblicazioni della casa editrice La Cùpula. Del 2005 la rivista «Claro que sì còmics». Oggi, senza José Maria, il fumetto spagnolo ha perso la sua radice, la sua radice vivace e sempre alla ricerca del nuovo e dello straordinario. 

È ben visibile come termini, in questi anni, una generazione che ha fatto il fumetto degli anni 70, quello che aveva cambiato il modo e il pubblico. Generazione che in buona parte ha contribuito al fumetto di oggi, a questa benedetta graphic novel, al fumetto d'autore in libreria, alla possibilità di usare il fumetto in modi diversi.
Perciò, se prima non sapevate chi era José Maria Berenguer, ora non avete scuse... digitate il suo nome e quello delle sue riviste, ha fatto lui il fumetto di oggi.

Il primo in alto a sinistra, José Maria con la sua giovane redazione, alla fine dell'avventura de El Vibora


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