mercoledì 11 gennaio 2012

DI MAESTRI E DI EROI

I maestri ci sono.




È la loro natura. Io non chiamo mai "Maestro" un artista. Anche se lo so che in parte è sempre vero. L'opera parla e insegna. Non fosse così saremmo tutti limitati e cretini e piuttosto monotoni.
Invece siamo ladri e allievi.
Sfogliando libri, vedendo mostre, trovando immagini nuove in rete, scopriamo mille modi di disegnare, nuove visioni, cose da dire e da rinnovare. Impariamo da maestri sparsi nel mondo e nelle epoche. Senza le stampe giapponesi la pittura dell'800 sarebbe cambiata in modo diverso, senza le sculture africane Picasso e compagnia avrebbe faticato di più...
I maestri lo sono con il loro lavoro. Ma incontrarli è spesso un flash mistico, ma anche una grande apertura mentale assai ragionevole.
Per questo presto sono nate le scuole, di ogni tipo. Da quella generica e civica a quella d'arte, chiamata spesso bottega.
Socrate ed allievi


Ma sempre di maestri si trattava. D'arte e di vita, che le due cose vanno insieme strette.


Ho cominciato a insegnare fumetto a 25 anni (lo so bene, mi sono tagliata i capelli corti proprio prima di insegnare, perché volendo farlo ho preferito non dare due immagini così diverse a quei misteriosi "mostri" che erano i miei primi allievi!), insegnavo e conoscevo così poco del disegno. Eppure, vedendo i risultati (che dipendono assai dagli allievi) non ho insegnato male.
Anche oggi insegno, online. Evidentemente mi piace.
Ma lo so, si impara da chi fa (nonostante il noto proverbio "chi sa fa e chi non sa insegna") e dunque sentire un professionista che parla e ti fa vedere e spiega il suo lavoro appare una festa, un'occasione imperdibile.
Attenzione, non è sempre così. Ci sono quelli che si parlano addosso, quelli fatti di mano e non di parole, i timidi, i confusi, gli odiosi ... ma in genere i veri grandi autori, magari superando un momento di imbarazzo, dicono sempre cose interessanti, cose molto importanti. Non possono non farlo: le hanno dentro.
È il pensiero che fa nascere l'immagine, l'opera, è l'opera che influisce sul suo creatore, lo stimola a pensieri nuovi, a crescite. Basta sentirli (e qui una bella novità che ho scoperto solo ieri): qui potete ascoltare per intero le Lezioni di Fumetto fatte all'Auditorium di Roma, da Leo Ortolani, Milo Manara e Gipi! Dedicato a chi non sta a Roma e se li era persi!


In questi 10 anni di «Scuola di Fumetto» ho fatto molte interviste, e ho (quasi) sempre scoperto mondi. Come strappare sipari e vedere all'improvviso scene nuove, visioni impossibili, meccanismi arcani.
L'intervista che feci però svariati anni fa (nel 2003) a Sergio Staino me la ricordo ancora. Dopo aver pranzato e chiacchierato, andammo a casa sua e incominciai a fargli delle domande e lui a rispondere. Tutto fu molto piacevole sulla linea di una grande intesa e di piacevoli sviluppi e sorprese. 
Ma la cosa più memorabile fu la sbobinatura.


Chi fa questo mestiere sa quanto il parlato sia pieno – sempre – di interruzioni, divagazioni, frasi tronche o poco chiare, ripetizioni. 
No, non dovetti cambiare una parola, non dovetti omettere una riga. Maledetto toscano!


Sergio Staino, il creatore di Bobo, fumettista, vignettista (ma anche scrittore) parlò come scriveva. Perfetto, lucido, analitico, ironico. Non lo dimenticherò mai (in ogni caso l'intervista la trovate interamente qui , sul suo sito).




Domenica avrò il piacere di ascoltarlo ancora una volta. Una delle Lezioni di Fumetto all'Auditorium .  E so che, meno degli altri che l'hanno preceduto (e che mi hanno stupita per loquela, intelligenza e sentimento), avrà bisogno delle due "spalle" cui ci siamo abituati, i curatori e ideatori degli incontri: Francesco Coniglio e Luca Raffaelli.
Sergio Staino parlerà, e noi lo ascolteremo.
Un vignettista, un fumettista cui cala sempre più la vista è un grande dolore, ma per Sergio no. Anche se il suo segno personale, sporco, graffiante e anche bonario, potesse risultarne handicappato (ma la tecnologia ci aiuta, per fortuna), le parole sarebbero così forti da spaccare i fogli. 


 So che nessuna parola mancherà o sarà di troppo. So che dopo avrò imparato qualcosa.
La satira ha alti e bassi e invecchia facilmente. Staino è stato uno dei suoi innovatori dagli anni 80, ma il suo taglio è ancora inimitabile. 
Chi prima di lui aveva messo in scena la famiglia, l'iscritto al partito, le persone della base? Erano sempre i grandi politici. Altan aveva il suo Cipputi, il pensiero dell'operaio, il pensiero dello scettico. Anche Elle Kappa. Ma Sergio Staino ha messo in pagina Sergio Staino, con la moglie e i figli. Ha fatto graphic novel e satira insieme, anticipando i tempi in un modo che non è stato, a parer mio, abbastanza notato.



La politica l'ha vissuta creando libri assieme ad Adriano Sofri. Ha scritto, ha fatto cinema, ci ha battuti tutti sul tempo.


Domenica ho molta voglia di incontrarlo di nuovo, e poi Ilaria non abita troppo lontano da dove sto io.


3 commenti:

  1. Ormai anni fa ho avuto anch'io l'occasione di andarlo a trovare. Organizzavamo un'iniziativa con lui e con il sindacato. Un personaggio disincantato eppure che non ha rinunciato ai valori. E sono d'accordo che sia stato tra gli innovatori. Ovviamente è stato colto soprattutto l'innovazione politica che ha contribuito a realizzare, lui e Panebarco (oggi un po' dimenticato) hanno parecchio svecchiato il politichese tradizionale.
    Sarà sicuramente una bella "lezione"!

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  2. @Michele, fai bene a ricordare Panebarco, sebbene secondo me la forza satirica di Staino non sia confrontabile. Panebarco era in un'altra direzione, la storia comico-avventurosa che parlava di politica in senso ampio, poca satira, poca attualità. Daniele (Panebarco) molto presto si è dato a giochi narrativi al computer, dimostrando ancora una volta la sua intelligenza e il suo acume. Ohhi sicuramente Makkox sta dando una direzione, che però, nelle vignette, mi sembra che da innovativa si sia già un po' trasformata in ripetitiva. La difficoltà della satira (in cui mai cadde Altan). Sarà una bellissima lezione :)

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  3. Staino è venuto questa estate al circolino del mio paese di provincia. Una bella lezione di fumetto e di storia. Risate e commozione per le tavole che passavano sullo schermo del proiettore, dal funerale di Berlinguer, alle paranoie amorose nel rapporto di coppia, alle interpretazioni della locomotiva di Guccini e delle poesie della Merini.. E' stato anche divertente vedere come molti degli anziani presenti si identificassero in Molotov pronti ad intervenire interrompendo appena un qualche discorso usciva dalla loro logica di ex militanti :)

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