giovedì 20 ottobre 2011

ANCORA DI IMPARARE


Io non so che cosa sia imparare.
Baudoin, grande autore e buon maestro, racconta dal vivo il suo disegno... il segno è musica


So che da 3 anni e un paio di mesi tutti i giorni (diciamo uno su due, ma anche più), faccio un disegnino e lo posto nel mio blog.
So che così, alla bella età di 51-54 anni ho imparato cose che non sapevo prima.
La prima cosa che ho imparato è stato riscoprire la mia natura, il mio segno e il mio modo di raccontare, dico riscoprire perché poi, trovando degli schizzi/studi per il mio primo fumetto richiestomi da un editore (Ottaviano, il fumetto era Moll Flanders, nel 197...8?) ho visto che usavo il pennino benissimo, che il segno era bello, ma contro le regole dell'epoca, e io (anche se non pare) sono obbediente.
Ecco, a scuola e fuori dalla scuola, occorre usare l'obbedienza e la disobbedienza.


Da un anno e mezzo, assieme ad altri autori, ho aperto la prima Scuola di Fumetto online . Sceneggiatura (con Recchioni, Serra, Artibani, Faraci...), fumetto (con Saudelli, Baldazzini, Ziche e altri...).


Insegnare è comunicare, dare regole e dare libertà.
Imparare è ascoltare, imparare l'obbedienza e la disobbedienza.


Questo equilibrio difficile, che fa ascoltare e apprendere da esperienze altre, esperienze mature, e che fa interpretare a proprio modo, ma dalla coscienza di una propria forza.
La politica italiana oggi è l'evidenza di quanto male siamo stati disobbedienti in questi anni. Disobbedienti magari nel pagare una tassa, nel costruire un tetto più alto, ma obbedienti nel subire idee che non sono vere, racconti falsati, logiche deformate, ma obbedienti, da scolaretti che non macchiano il quaderno.
Abituati al sottobanco, a evitare punizioni e difficoltà.
Disobbedienti in modo bello, costruttivo e autocritico.


Dai maestri si impara per quello che dicono e per come agiscono. Si impara discutendo.
Ho insegnato tanti anni, e in tanti anni ho visto uscire autori, o giovani disgnatori che poi facevano lavori limitrofi al fumetto, e un'altra parte che abbandonava. Per tutti le strade erano diverse e personali, da «il Giornalino» a testate Bonelli, al fumetto d'autore oppure Disney.
Tutti quelli che hanno fatto fumetto equilibravano l'ascolto delle lezioni a quel tanto di disobbedienza che era semplicemente la ricerca della loro strada. Chi pendeva troppo da uno dei due lati si fermava presto.
Obbedienza è intelligenza, non subordinazione.. (leggete qua che cosa si richiede quando si è schiavisti).


Ma tornando al disegno la bellezza è anche vedere come nasce... eppure è bellezza ingannevole, spesso. O per la troppa particolarità dell'artista (questo è su FB) o perché il disegno filmato non è quello del vero lavoro, soprattutto per un fumetto.
eccone alcuni, belli? Affascinanti, ma sono davvero rivelatori?
1  uno schizzetto, 2 un po' più lezione... 3 Jim Lee e in  4 inchiostra grandi mostri del fumetto: 5 o banali lezioncine con una loro modesta utilità 6 eppure...
il segreto manca, il segreto non è nella mano, è nella testa.
Silvia Ziche dedica, a Lucca


Allora perché studiare? Proprio per questo. Perché è la testa che comanda e va educata, aperta, riempita e stimolata... e poi se qualcuno mi avesse insegnato, non tanto la tecnica, quanto come arrivarci...
Gli autori insegnano sempre, anche quando mentono (forse) un po', come questo Uderzo ...
e riuscita a imparare da Hergé qui o qui ?
Vedere nascere il disegno è magico, se è Gip i...
E quale mistero dentro a questo uso della tavoletta grafica con Moebius?
E se qualcuno regala lezioni su un programma  (e intanto disegna bene) come Patrizia Mandanici?
Ecco, cominciamo ad avere la scuola. Ma fugge sempre il dialogo, la discussione, la ribellione.
A scuola si impara, lo ripeto, se si disobbedisce un poco, ma si ascolta tanto.
A scuola si vede anche che cosa c'è DIETRO una tavola a fumetti...
studi di Angelo Stano, tratti dai film in moviola. Tratto da Scuola di Fumetto 

Tex. Sceneggiatura disegnata, di Sergio Bonelli
Avevo 15 anni e già facevo fumetti, ingenui ma anche sperimentali. Cercai di adeguarmi e sbaglia. È stato faticoso, perché i maestri erano persone di passaggio.
È a 14, 16 anni che si decide di disegnare. Ecco perché ora i corsi per più giovani li facciamo, nella A Scuola di Fumetto Online. Perché ci sono tanti che arrivano a 40 o 50 anni rimpiangendo di non aver coltivato prima il fumetto che amavano. E anche a 40 e 50 anni si possono scoprire stili, e come dire cose che abbiamo da dire. L'ho fatto io coi miei disegnini quotidiani (e, posso dirlo? Si evolve anche la pur esperta Patrizia Mandanici, con certi suoi disegni spesso legati a sogni) . Ma a 15 anni, a 18, hai ancora davanti le scelte. E in questo mondo di difficili lavori, di un futuro economicamente più che incerto, apocalittico, almeno affrontare le cose che ci piacciono mi pare una scelta  che vale la pena di fare.
A 26 anni ho cominciato a insegnare e avrei avuto ancora molto da imparare. Ho imparato insegnando. Per spiegare il cervello si affina, si crea problemi su quello che la mano fa, la propria e quella di altri. Ragionare con Lorenzo Mattotti, Antonio Tettamanti, Cinzia Ghigliano, Luigi Bernardi... era un parlare tra amici che pensavo sulle cose  e non sempre andavano d'accordo. Eravamo tutti un po' disobbedienti. :)

3 commenti:

  1. Bella lezione, perché questa è una lezione ;)
    mi hai fatto voglia di essere più disobbediente

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  2. imparare insegnando, grande lezione, di umiltà e amore per il mestiere, grazie

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  3. @Finello, grazie! È un po' una lezione, di quelle che si tengono quando si esce dalla classe si parla tutti assieme... :)
    @CeciGian, ma sai è proprio verità, io non sapevo usare il pennello e dovevo insegnarlo, allora l'ho studiato...per spiegare devi riflettere e poi alcuni allievi sono veramente illuminanti o stimolanti

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